L’Haiku è un genere poetico giapponese composto di diciassette sillabe che possono essere distribuite in tre gruppi, rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe. Questo genere è passato anche nelle letterature occidentali del secolo XX, dove, per la sua estrema sintesi metrica e concettuale, ha lasciato traccia nell’ermetismo… [Tratto da “Enciclopedia europea Garzanti”]
Guizza la trota,
sul fondale
scorrono le nuvole.
Titolo: Haiku
Autore: Leonardo Vittorio Arena
Casa Editrice: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Anno: maggio 1995
ISBN: 978-88-17-125-307
Pagine: 108
Prezzo: 5,00 € circa
Come riportato da Wikipedia.it, l’haiku (俳句) è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Inizialmente indicato con il termine hokku (発句, “prima poesia”), deve il suo nome attuale allo scrittore Giapponese Masaoka Shiki, il quale definì haiku le poesie di tre versi alla fine del XIX secolo. Il genere haiku, nonostante già noto e diffuso in Giappone, conobbe un fondamentale sviluppo tematico e formale nel periodo Edo, quando numerosi poeti tra cui Matsuo Bashō, Kobayashi Issa, Yosa Buson e successivamente Masaoka Shiki utilizzarono prevalentemente questo genere letterario per descrivere la natura e i sentimenti umani.
Come descrive lo stesso Leonardo Vittorio Arena nella prefazione del libro, l’atmosfera dell’haiku è caratterizzata da intime profondità, inaccessibili a una lettura disattenta: è come la punta di un iceberg, che cela un’altra massa di gelo, nascosta e impercettibile. Il tratto essenziale di quest’atmosfera è lo yūgen, termine composto da due caratteri (yū 幽 e gen 玄), che in italiano si possono rendere pressappoco con l’espressione “profondità misteriosa”. Il fascino consiste infatti nel non poter mai essere completamente vagliata e svelata.
Questo libricino è in sintesi una mera raccolta che contiene i versi dei più famosi scrittori di haiku quali Onitsura (1661-1738), Matsuo Bashō (1644-1694), Kyorai (1651-1704), Chiyo Jo (1701-1775), Shiki (1867-1902) e tanti altri, privi però di ogni spiegazione, perché commentare un haiku è [dunque] impossibile: si può solo dire che, in tutta semplicità, qualcosa avviene, e basta. Ogni commento tradirebbe l’immediatezza dell’immagine, ed è meglio abbandonare le parole, per far spazio agli eventi. Quindi, anche se la lettura si rivela piacevole, non va tuttavia presa troppo alla leggera, perché come detto da Grazia Valente in “Leggere l'haiku, vivere l'haiku”, per comprendere e apprezzare un haiku nel corso della lettura è necessario entrare nell’immagine, percepirla come se fosse reale. “Viverla”, appunto. Beh, ecco… potete anche leggerla anche solo per il gusto di assaporare il momento, per lasciarsi pervadere dalla sensazioni che queste poche parole infondono. A voi la scelta: sappiate solo che poi non saprete però più farne a meno.
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