Passa ai contenuti principali

Giappone 2009 #11: Nara, Kyoto (dintorni della Stazione)

Quel mattino ci aspettava una bella levataccia: assonnati e un po’ rintronati dalle sempre meno ore di sonno, dopo la solita ottima colazione al Caffè Veloce, ci siamo diretti alla stazione di Kyoto, dove con il Regional Rapid Service delle ore 08:08 avremmo raggiunto la meta della nostra gita: la bellissima cittadina di Nara (奈良市, Nara-shi).


Fondata nel 710 sulla piana di Yamato, Nara, più tardi conosciuta come Heijo-kyo (capitale della pace), fu la prima capitale del Giappone e per 74 anni fu una delle più straordinarie città dell’Asia. Era il cuore del buddhismo giapponese e l’ultima tappa della Via della Seta. Molti antichi edifici in legno sono sopravvissuti ai secoli e conferiscono, insieme alle colline alberate, ai templi e ai parchi, un’aria di rilassante tranquillità a quella che rimane ancora oggi una delle più belle città del Paese.
Una volta giunti alla stazione ci siamo immediatamente diretti al centro informazioni dove un’anziana signora ci ha dato, assieme ad una dettagliata mappa della zona, alcune indicazioni su come raggiungere le principali attrazioni turistiche. Ad una prima occhiata è facile notare che l’assetto urbanistico della città è nettamente diviso in due zone: l’area del centro si sviluppa attorno alla stazione JR e Kintetsu di Nara ed è a breve distanza dal Parco di Nara (奈良公園, Nara Kōen), un polmone verde di 520 ettari sul quale sorgono numerosi templi. A sud si estende Naramchi, la città vecchia. Altre zone interessanti sono a ovest Nishino-kyo e a sud-ovest Horyu-ji.
Percorrendo la Sanjo-dori abbiamo subito raggiunto il Tempio Kofuku-ji (興福寺), al quale si accede da un’imponente scalinata dal vicino lago Sarusawa. Fondato nel 669, poco rimane dei 175 edifici originali: la pagoda a cinque ordini fu rasa al suolo dal fuoco almeno cinque volte, ma quella attuale risale al 1426. Anche la Sala d’Oro del tempio custodisce molte statue antiche, e nella Casa del Tesoro si trova una delle più celebri collezioni di arte buddhista del Paese. Tuttavia la nostra attenzione è stata immediatamente calamitata dai “padroni” indiscussi della città, ovvero alcuni degli oltre 1500 cervi (shiba) domestici, considerati messaggeri degli dei, che stavano piacevolmente pascolando tra le strutture del tempio. Catturati da quello spettacolo ci siamo subito immersi fra gli animali che, quasi indifferenti e per nulla disturbati dalla nostra presenza, si facevano fotografare e accarezzare.


Riorganizzate le idee abbiamo proseguito il nostro cammino addentrandoci sempre più all’interno del Parco di Nara. Superata l’imponente Porta Ichino-torii dal bellissimo rosso sfavillante, ci siamo fermati ad ammirare i Giardini Isui-en (依水園). Qui catturati dal bellissimo panorama offerto ai nostri occhi, dove gli imponenti monti Wakakusa e Kasuga facevano da sfondo, abbiamo approfittato della compagnia di altri cervi per dar loro da mangiare dei biscotti comprati alle bancarelle e poter scattare con loro ancora qualche foto.
Abbiamo poi proseguito verso nord, e dopo aver superato l’imponente Nondaimon (grande porta meridionale), alta 19 metri, siamo finalmente giunti al Tempio Todai-ji (東大寺). Questo complesso vanta un’immensa sala del Buddha (Daibutsuden), templi ausiliari, saloni, pagode e porte di eccezionale valore storico e architettonico. La costruzione del Todai-ji, terminata nel 752, fu ordinata dall’imperatore Shomyo, con il pretesto di dover dare un tetto al Grande Buddha di Nara. In realtà l’imperatore voleva consolidare il ruolo della città come capitale e, un tempo, cuore del buddhismo. La visita alla struttura vale il prezzo del biglietto d’ingresso e dopo aver superato l’immenso giardino interno si giunge alla Sala del Grande Buddha. Ricostruita molte volte, la struttura di oggi è stata portata a termine nel 1709 ed è solo i due terzi della grandezza originale: resta comunque il più grande edificio ligneo del mondo. Superato l’ingresso la prima cosa che si può ammirare è l’immensa statua del Grande Buddha Vairocana, per la cui costruzione (752) furono usate tonnellate di bronzo, mercurio e cera naturale. Ad oggi è ancora la più grande statua bronzea mai costruita. Proseguendo attorno all’imponente statua, in senso orario, si osserva il Kokuzo Bosatsu: questo bosatsu o bodhisattva (ossia Essere Illuminato) fu portato a termine solo nel 1709. Alle sue spalle, si erge la statua risalente alla metà del periodo Edo di Koumokuten, guardiano del paradiso, mentre nell’altro angolo della sala si può vedere un altro guardiano del paradiso, Tamonten, costruito anch’esso nello stesso periodo. Dopo aver ammirato alcuni modellini che tentano di far rivivere allo spettatore lo splendore della struttura originale, ci siamo poi avvicinati ad una colonna posta alle spalle del Buddha che presenta un piccolo foro: la credenza vuole che chi riesce a passarvi attraverso possa raggiungere il Nirvana. Falliti ovviamente i nostri tentativi, abbiamo ceduto il posto ad una giovane mamma con la sua bambina, che dopo aver superato l’istintiva paura iniziale, ha oltrepassato la colonna meritandosi l’applauso di tutti i presenti, noi compresi. Il giro si completa ammirando il Niyorin Kannon Bosatsu, posto alla sinistra del Grande Buddha, che come Kokuzo Bosatsu è un Essere Illuminato risalente al 1709.


Usciti dal tempio, abbiamo proseguito in direzione est e, dopo aver visitato i templi di Nigatsu-do e di Sangatsu-do, abbiamo raggiunto il Grande Santuario Kasuga (春日大社, Kasuga-taisha). Costruito come santuario dei Fujiwara, influente famiglia di Nara, Kasuga è uno dei siti scintoisti più famosi e fotografati. Il primo edificio fu realizzato nel 710, ma in linea con i principi scintoisti di purezza e rinnovamento. Demolita e ricostruita identica per cinquanta volte la struttura attuale risale al 1863. Il santuario è circondato dal bosco e la strada di accesso è costeggiata da una straordinaria collezione di lanterne di bronzo e pietra, lasciate come ex voto dalla gente comune. A inizio febbraio e a metà agosto, in occasione delle feste, vengono illuminate e per diversi giorni offrono uno spettacolo molto suggestivo.
Visitata la splendida struttura, affamati dal continuo comminare su giù per il bosco, ci siamo fatti guidare da un cervo fin all’ingresso di un piccolo ristorante: abbiamo potuto così gustare un buon ramen in compagnia di una piccola scolaresca e dei loro insegnanti.


Nel pomeriggio ci siamo lasciati cullare dai suoni dalla natura e della bella giornata, vagabondando un po’ a caso all’interno della riserva dei cervi. Nel tardo pomeriggio, prima di rientrare verso la stazione JR abbiamo passeggiato per le vie dell’antico Quartiere Naramachi, ove sorgono alcune tradizionali machiya (abitazioni di mercanti) del XVIII-XIX secolo, che oggi sono state trasformate in gallerie o negozi di artigianato.

Rientrati a Kyoto abbiamo sfruttato il tempo che ci era rimasto prima di cena per visitare il Tempio di Higashi Hongan-ji (東本願寺) che non eravamo riusciti a visitare la prima volta in quanto chiuso. La sontuosa porta Goei-do del tempio è una delle prime strutture che si vedono dirigendosi a nord dalla stazione di Kyoto. La Goei-do del tempio (sala del fondatore) risale al 1895 ed è considerata la struttura in legno più grande del mondo. Le pareti di intonaco bianco e piastrelle grigie del lato settentrionale del tempio appartengono ai magazzini o kura.

Commenti

Post popolari in questo blog

Via del Porce al Trapezio di Tessari

Finito da poco il corso di Alpinismo del CAI di Verona , abbiamo cercato subito di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e quindi, fra le tante proposte che ci hanno consigliato, nel pomeriggio siamo partiti alla volta del Monte Cimo, in particolare verso la parete di Tessari, meglio nota come il Trapezio . Caratterizzata da roccia solita ed eccezionalmente ricca di appigli, questa bella falesia ci è sembrata subito il terreno adatto per metterci alla prova, la scelta perfetta per iniziare a muovere i primi passi da capocordata. Parcheggiato a Tessari, salita la strada sterrata sulla sinistra e superati i campi coltivati, qui è iniziata subito la nostra disavventura, se così la possiamo definire, poiché abbiamo saltato l’ometto che indicava sulla destra il sentiero di accesso alla parte, salendo invece fino alla via d’uscita della nostra via. Archiviata questa parentesi di trekking sotto il cocente sole ci siamo avvicinati alla base della parte cercando la via “Cappucc

Via Cappuccio del Fungo al Trapezio di Tessari

Poiché la volta scorsa mi era rimasta ancora troppa voglia di salire il bel calcare di Tessari, sono riuscito a mettere insieme qualche amico e partire ancora una volta in direzione di Rivoli Veronese, verso quella parte di Monte Cimo nota come il Trapezio . L’avvicinamento questa volta non è stato un problema e nemmeno trovare l’attacco, due vie dopo quella del Porce, con un chiodo e poco sopra un cordino in clessidra: la via “Cappuccio del Fungo” (E. Cipriani & F. De Renso) era proprio lì ad aspettarci. Questo itinerario salito per la prima volta nel 1982, è stato il primo ad essere aperto sulla parete ed è uno dei più raccomandabili per la roccia, di eccezionale qualità e ricchezza di appigli, e per la conseguente bella arrampicata che offre. Filata la corda e sistemato tutto il materiale, compresi cordini e rinvii per le numero clessidre, siamo partiti in due cordate per la nostra ascesa. Anche questa volta, rispetto a quanto indicato nella relazione, in soli quattro

“Haiku” di Leonardo Vittorio Arena

L’Haiku è un genere poetico giapponese composto di diciassette sillabe che possono essere distribuite in tre gruppi, rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe. Questo genere è passato anche nelle letterature occidentali del secolo XX, dove, per la sua estrema sintesi metrica e concettuale, ha lasciato traccia nell’ermetismo… [Tratto da “Enciclopedia europea Garzanti”] Guizza la trota, sul fondale scorrono le nuvole. Titolo: Haiku Autore: Leonardo Vittorio Arena Casa Editrice: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli Anno: maggio 1995 ISBN: 978-88-17-125-307 Pagine: 108 Prezzo: 5,00 € circa Come riportato da Wikipedia.it , l’ haiku (俳句) è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Inizialmente indicato con il termine hokku (発句, “prima poesia”), deve il suo nome attuale allo scrittore Giapponese Masaoka Shiki , il quale definì haiku le poesie di tre versi alla fine del XIX secolo. Il genere haiku