Ultimo giorno di Giappone. Quella mattina la sveglia ci aveva graziati e anche la colazione al Caffè Veloce aveva assunto un ritmo tutto diverso, tanto che anche gli altri avventori del locale si erano soffermati a guardarci incuriositi. Volevamo ad ogni costo gustare ogni istante di quelle ultime ore in una città davvero incedibile, un luogo capace di proiettarsi nella modernità senza però rinunciare alla sue radici, alle sue origini più antiche, fatte di semplici gesti quotidiani, di piccoli sguardi, di dolci silenzi.
Pigramente dopo una bella colazione siamo rientrati al ryokan per finire di preparare le valigie, cercando in ogni modo di farci stare tutto e pregando che al nostro arrivo in Italia nulla potesse andare storto. Dato che avevamo ancora un po’ di tempo prima del nostro Shinkansen, abbiamo iniziato a gironzolare un po’ alla cieca per i dintorni della zona della stazione. Curiosando qua e là, scattando foto a qualunque oggetto di uso comune che a noi sembrava davvero bizzarro, abbiamo fatto ahimè velocemente trascorrere il poco tempo a nostra disposizione. Siamo quindi rientrati al ryokan dove ad attenderci c’erano i bagagli: zaini in spalle e valigie alla mano siamo scesi alla reception e, dopo aver pagato, abbiamo salutato i gentilissimi padroni della locanda prolungandoci in profusi inchini, scattando le immancabili foto ricordo.
Carichi come non mai, ma pervasi da una sensazione di amarezza per l’imminente partenza, addolcita solo dalla consapevolezza che a casa i nostri cari ci stavano aspettando, abbiamo iniziato un lungo e comodo viaggio in treno che dalla stazione di Kyoto ci avrebbe portato fin all’aeroporto di Narita.
Una volta giunti agli imbarchi, dopo aver velocemente superato la dogana, abbiamo guadagnato posto su alcune panchine, nell’attesa di poter accedere al nostro gate. Durante la lunga attesa abbiamo ammazzato il tempo ricordando i luoghi visitati, cercando di far mente locale su cosa avevamo visto, su cosa saremmo dovuti sicuramente tornare a vedere e cosa no, interrotti solamente da alcuni poliziotti nipponici, che in maccheronico inglese, dopo essersi presentati e aver visto i nostri documenti, sono rimasti a fare un po’ di conversazione con noi sull’Italia.
Saliti a bordo dell’aereo, abbiamo dato un ultimo saluto al Giappone, promettendo a noi stessi che presto saremmo tornati a far visita a quegli incantevoli luoghi.
Che dire? Davvero un’esperienza che a parole trovo difficile raccontate, poiché la realtà che si vive e si respira nella Terra del Sol Levante è davvero lontana dallo schema mentale di noi occidentali, ma forse per questo tanto accattivante. Il consiglio: se ne avrete la possibilità provate davvero a trascorre qualche giorno in Giappone, tornerete a casa sicuramente più ricchi dentro e avrete vissuto come noi un’esperienza indimenticabile. Non resta che ringraziare tutti voi che ci avete seguito lungo le pagine di questo blog, rinnovando l’invito a seguirci ancora, in attesa del prossimo viaggio. Ciao a presto!
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