Ci siamo alzati di buon’ora anche quel martedì: l’obiettivo della mattinata era il quartiere di Akihabara (秋葉原), il centro dell’elettronica del Giappone, dove si possono trovare negozi che vendono un’infinita varietà di congegni elettronici. La nostra voglia di shopping era tale che ci siamo ritrovati ad Akihabara alle 9 di mattina, con l’amara sorpresa però che l’apertura dei negozi sarebbe stata soltanto alle 10. Abbiamo quindi approfittato dell’oretta per cercare e visitare il Kanda Myojin, antico santuario ricostruito dopo il terremoto del 1923, che si ritiene porti fortuna agli affari, alla famiglia e a chi cerca qualcuno da sposare.
Dopo aver pregato la statua Daikoku, una delle shichi-fuku-jin (sette divinità della fortuna), ci siamo immersi nelle vie della Città Elettronica, alla ricerca dei principali store di anime e manga, intenti a procacciare l’affare migliore. Quante scale percorse in salita e in discesa, quante occhiate alle altre persone in coda assieme a noi in attesa di un ascensore che non arrivava mai: ancora adesso ricordo a malapena quanti piani abbiamo affrontato e visitato nella miriade di negozi di elettronica dove siamo entrati. Presi dall’euforia del momento, però, non abbiamo fatto molti acquisti: troppi i negozi, troppe le cose da comprare. Frastornati ma soddisfatti, con qualche borsa al seguito, ci siamo infilati in un ristorantino pieno di impiegati in pausa pranzo alla ricerca di un buon piatto ristoratore.
Riprese le forze, ci siamo incamminati verso il quartiere di Marunouchi (丸の内), una delle aree più importanti per gli affari e gli acquisti del Giappone, con edifici moderni e negozi di lusso. Usciti dalla stazione abbiamo immediatamente potuto ammirare il Palazzo Marunouchi, un imponente edificio inaugurato nel settembre 2002 che include una sezione affari, una sezione ristoranti, una sezione interattiva ed una sezione acquisti con negozi di moda di lusso e di artigianato e il suo gemello, il Palazzo Shin-Marunouchi, costruito solo nel 2007.
Visto l’ora, però, ci siamo subito diretti al vicino Palazzo Imperiale (皇居, Kōkyo), un tempo noto anche come “Castello di Edo”, antica dimora dei Tokugawa, oggi residenza della famiglia imperiale nella sua parte occidentale. Il resto della struttura, delimitata da un fossato, è suddivisa in parchi pubblici. Ad est del palazzo di trova il Nijubashi (二重橋), un ponte di pietra con due arcate che anticamente era l’ingresso principale; oggi è l’entrata del Giardino orientale del Palazzo Imperiale, accessibile al pubblico solo due volte l’anno, per il capodanno (il 2 gennaio) e in occasione del compleanno dell’Imperatore (il 23 dicembre). Non potendo entrare ci siamo limitati a scattare qualche foto ricordo dall’esterno, però siamo stati ugualmente fortunati nel giungere al momento del cambio della guardia. Ovviamente non così pittoresco come quello inglese, tuttavia accattivante e coinvolgente nella sua semplicità.
Un po’ stanchi per la lunga camminata ci siamo seduti sulle panchine del parco e, tra una bibita fresca e dello strano gelato confezionato al tè verde, abbiamo ammirato in lontananza la Tokyo Tower, consapevoli del fatto che presto saremmo andati a visitare anche lei.
La serata l’abbiamo dedicata ad esplorare le zone di Harajuku e Omotesando. Nell’immergerci nel quartiere di Harajuku (原宿), centro della moda con boutique internazionali e negozi più accessibili, abbiamo percorso la pittoresca Takeshita-dori (竹下通り), uno stretto viale tra Meiji-dori e la stazione Harajuku, gremita di giovani alla ricerca della ultime novità della moda. Colpiti dal pout pourri di colori delle persone che ci circondavano, da bravi turisti non ci siamo certo fatti sfuggire l’occasione, gettandoci tra la folla, comprando qualche souvenir da sfoggiare una volta tornati in Italia.
Abbiamo poi proseguito la passeggiata verso Omotesando (表参道), un lungo viale alberato ricco di negozi di marche famose e buoni ristornati, compreso il famoso “Omotesando Hills” (表参道ヒルズ, Omotesandō hiruzu). Dopo aver rovistato anche i sette piani del “Kiddy Land”, buffo negozio pieno zeppo di ogni gadget di anime, manga e non solo, ci siamo rifugiati in un sushi-bar dove abbiamo assaggiato per la prima volta del buon vero sushi nipponico.
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