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“Un viaggio chiamato vita” di Banana Yoshimoto

Un Viaggio Chiamato Vita
Un viaggio, per quanto terribile possa essere, nel ricordo si trasforma in qualcosa di meraviglioso. La vita è un viaggio, e come tutti i viaggi si compone di ricordi. In questo libro, Banana Yoshimoto raccoglie preziosi frammenti di memoria e ci porta con sé, lontano nel tempo e nel mondo. Dalle emozioni del primo amore alla scoperta della maternità, dalle piramidi egiziane alla Tōkyō degli anni settanta. Con la consueta leggerezza della sua scrittura, ricostruisce le emozioni dell’esistenza a partire da un profumo, da un sapore, da un effetto di luce o dal rumore della pioggia e del vento. È così che una pianta di rosmarino ci trasporta da un minuscolo appartamento di Tokyo al tramonto luccicante della Sicilia, e un contenitore pieno di alghe diventa l’occasione per esplorare il dolore di una perdita. I pensieri in libertà di Banana Yoshimoto ci accompagnano fino al centro del suo mondo letterario e lungo il nostro personale “viaggio della vita”, fatto di promesse e incontri, di felicità e stupore, di malinconia e sofferenza. Dalle pagine di questo libro l’autrice ci invita a riappropriarci del nostro tempo e a non perdere mai la fiducia negli altri, perché quello che rimane, al termine del più difficile dei viaggi, è il riflesso nella nostra memoria di ogni singolo giorno vissuto.

Titolo: Un viaggio chiamato vita
Titolo Originale: 人生の旅をゆく (Jinsei no tabi wo yuko)
Autore: Banana Yoshimoto
Traduzione: Gala Maria Follaco
Casa Editrice: Feltrinelli
Anno: Edizione “Universale Economica”, Giungo 2012
ISBN: 978-88-07-72346-9
Pagine: 187
Prezzo: 7,00 €

Ho da poco finito di leggere questo libro e ne sono uscito con sentimenti contrastanti. È stato anche il primo che non sono riuscito, per motivi vari, a leggere tutto d’un fiato. Che dire, un’opera sui generis, diversa e insolita rispetto a quanto siamo abituati a leggere di Banana Yoshimoto (pseudonimo di 吉本真秀子 Yoshimoto Mahoko), vista la raccolta di episodi e pensieri a ruota libera che la scrittrice fa di sé stessa. In rete si trovato facilmente recensioni contrastanti su questo lavoro, da chi la definisce un’accozzaglia di pensieri, ricordi e sensazioni, a chi ne esalta la capacità di ispirarsi alle piccole cose, ai momenti sfuggenti della vita di tutti i giorni che riempiono appieno il cuore. Forse entrambe le cose, o forse nessuna delle due, sicuramente questo libro ha il pregio di presentarci Maho-chan (il suo vero nome, come lei stessa ci confessa) per quella che realmente è.

Scopriamo così una collezione di ricordi e frammenti di vita vissuta, sensazioni, pensieri, emozioni legati a cibi, odori e sapori, persone, animali e piante, luoghi vissuti, visitati e scoperti da cui ne esce con forza fra le tante cose la grande passione della Yoshimoto per l’Italia e l’analisi tra odio e amore per la sua città: Tōkyō (東京). Confesso quindi che il giudizio finale è molto difficile, influenzato sicuramente dall’umore con cui l’ho letto: nei momenti in cui ero in buona, mi sembrava tutto molto delicato, semplice e curato; quando invece non lo ero, tutto sembrava di una banalità e superficiale quasi disarmante. Benché i vari racconti possano sembrare parecchio scollegate tra loro, rispecchiano gli schemi di lavoro della mente umana, il modo in cui il nostro cervello porta a galla ricordi e sensazioni. Il tutto ben supportato da un modo di scrivere molto acerbo, ma dannatamente efficace. In conclusione mi sento di consigliarne la lettura, forse non come primo libro dell’autrice, ma sicuramente come tassello necessario al fine di meglio comprendere l’artista nella sua totalità.

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