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“Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla” di Keiko Ichiguchi

Foto: KappaEdizioni.it
Keiko Ichiguchi ci racconta le più strane usanze del Sol Levante. Scelta l’Italia come sua seconda patria, la popolare autrice si diverte a svelare curiosità, leggende metropolitane, tradizioni, vita quotidiana, festività e molto altro ancora, attraverso un diario autobiografico scritto con l’occhio smaliziato di chi in Giappone ci ha vissuto e di tanto in tanto ci vive ancora, ma riesce anche a vederlo con gli occhi distaccati di uno straniero.

Keiko Ichiguchi (Osaka, 19 dicembre 1966) vive e lavora a Bologna. Ha debuttato nel 1988 vincendo il Concorso per Giovani Autori di Fumetto indetto dall'editrice Shogakukan. Con lo pseudonimo di Keiko Sakisaka ha pubblicato in Giappone i volumi Lucia (1990), Otometachi no Sanka (Inno per le ragazze, 1991) e Me o Aketa Mamade (Con gli occhi aperti, 1991). Nel 1995 ha disegnato per le Edizioni Star Comics la raccolta a fumetti Oltre la porta, mentre nel 1997 ha iniziato a collaborare con l’editrice Kodansha firmando le storie 1945 e America, quest'ultima raccolta in volume nel 1998.

Titolo: Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla
Autore: Keiko Ichiguchi
Casa Editrice: Kappa Edizioni
Anno: 28 ottobre 2004
ISBN: 978-88-7471-055-3
Pagine: 160
Prezzo: 12,00 €

Libricino di scorrevolissima lettura, dal linguaggio non troppo ricercato ma molto immediato, raccoglie un ventaglio abbastanza ampio di argomenti (ahimé senza approfondirli molto) che si possono schematicamente suddividere in due parti: una prima in cui si parla di manga, di chi e cosa ha dato i natali agli otaku, delle fiere del fumetto, dei rapporti tra mangaka e fan, nonché di tutto quanto ruota attorno a questo mondo; una seconda parte dedicata alle festività e alle usanze giapponesi, della loro origine e del loro legame con il culto delle divinità shintoiste e buddiste. Come recita la stesso trafiletto sul sito della Kappa Edizioni, l’autrice ci racconta tutte queste cose “attraverso un diario autobiografico scritto con occhio smaliziato di chi in Giappone ci è nato e ha vissuto e di tanto in tanto ci vive ancora, ma che riesce anche a vederlo con gli occhi distaccati di uno straniero”.
In sintesi lo definirei un simpatico testo che, senza particolari pretese, con nozioni che a volte sembrano quasi rubacchiate da un libro di scuola, informa su quegli aspetti che più incuriosiscono o sembrano (per così dire) essere lontani o incomprensibili a noi italiani. Divertente, concreto e a volte anche ironico, sappiate comunque che occorrerà arrivare a metà della lettura per trovare una risposta all’aneddoto che da nome al libro.

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