Vista la bella giornata di ieri, con alcuni amici sono partito nel primo pomeriggio alla volta di Drena, piccolo paese a metà fra la valle del Sarca e quella di Cavedine, a soli 15 km dal Lago di Garda, che gode appieno del clima mediterraneo e di un paesaggio tipico montano. L’attrazione principale di Drena è il suo castello medioevale del XII secolo, che domina l’intera vallata. Già visitato in occasione di una precedente uscita, il consiglio che mi sento di dare è, una volta entrati, quello di trovare il custode e farsi aprire l’accesso alla torre dove, una volta saliti, si può godere di una splendida e impareggiabile vista a 360° su tutta la valle. Il biglietto d’ingresso è così ampiamente ripagato: ve l’assicuro!
Ma questa volta la nostra attenzione era tutta per la via ferrata Rio Sallagoni, una perla della Valle del Sarca non per la difficoltà, ma per il suggestivo ambiente in cui si svolge. Questa spettacolare ferrata infatti è davvero consigliata in quanto si sviluppa in un canyon scavato nella roccia a ridosso di Castel Drena, davvero unica nel suo genere.
Come ben illustrato dal sito VisitTrentino.it, dal parcheggio del campo di tamburello (che si raggiunge imboccare la Valle del Sarca e seguendo a destra l’indicazione per il comune di Drena, appena dopo l’abitato di Dro), si sale nell’oliveto per imboccare la stradina sterrata che verso destra scende fino all’inizio della ferrata. La prima parte della forra è molto stretta ed il torrente è incastrato tra due alte pareti di roccia. In questo tratto numerose staffe metalliche ed un buon cordino aiutano nella progressione, specie nei casi dove il percorso è leggermente strapiombante. Per chi non se la sente, una prima via di fuga si trova dopo poche decine di metri dall’inizio della ferrata. Per chi prosegue invece, il primo tratto suggestivo termina dove la forra che si allarga in una sorta di giardino preistorico ricco di vegetazione.
Tenendosi a sinistra della valle si sale al primo ponte tibetano sospeso a metà della radura sopra una sorta di goletta minore. Attraversato si ritorna sul lato destro dove si prosegue nella salita camminando e superando una sorta di scala con cordino metallico. Per chi soffrisse di vertigini è possibile aggirare l’ostacolo salendo direttamente dal lato destro della radura, ma il passaggio merita davvero, almeno per una foto ricordo! Il sentiero prosegue poi al di sotto di suggestive rocce fino ad un secondo ponte tibetano oltre il quale, per chi ne avesse abbastanza dell’avventura, vi è una seconda uscita che conduce al Castello di Drena. Il consiglio però è quello di proseguire diritto lungo la forra verso la parte finale della ferrata.
Da questo punto in poi cambia totalmente l’approccio e la ferrata si trasforma in una sorta di “canyoning facilitato” dove, seguendo il letto del torrente, si superano le varie difficoltà saltando da un masso all’altro o aiutandosi con staffe metalliche, il tutto con i piedi a pelo d’acqua o poco sopra. Giunti al termine del percorso si esce a sinistra su uno spiazzo che con (amara) sorpresa ospita il depuratore di Drena. Non rimane che risalire la strada asfaltata fino all’accesso al Castello, da cui con veloce sentire che taglia i vari tornati si rientra al parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina.
In conclusione si tratta di una bellissima ferrata, per nulla difficile, ma adatta a principianti adulti con una certa preparazione atletica e sconsigliata per bambini, poiché i gradoni di ferro sono spesso abbastanza distanti fra loro e quindi poco accessibili a persone di bassa statura. L’oretta e mezza necessaria per il giro forse non ripaga della lunga strada che si deve fare in macchina per raggiungerlo (specie per chi come me parte da Verona), ma il paesaggio che ci trova di fronte è a dir poco fantastico e quindi vale sicuramente la pena aggiungere la ferrata al diario dei ricordi!
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