Orami simo agli sgoccioli di questa magnifica vacanza, ma non volendo rinunciare a nulla decidiamo di occupare la mattina con una gita a Uji (宇治市, Uji-shi), città che oramai è stata inglobata nella periferia meridionale di Kyōto e connotata per una forte connessione alla tradizione giapponese del tè. La città è infatti famosa per il suo tè verde, che viene coltivato nei suoi terreni collinari e utilizzato in molti ristoranti e bar della zona. Uji ospita anche due patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO, il tempio Byōdō-in, famoso per la sua architettura e i bellissimi giardini, e il sistema di irrigazione delle risaie di Uji, che è stato utilizzato per secoli dai coltivatori di tè locali.
Fu costruito nel 998 come villa di campagna per il potente politico Fujiwara no Michinaga (藤原 道長), uno dei più influenti membri di quella che era la famiglia che di fatto al momento reggeva le sorti del Giappone.
Nel 1052 il figlio Yorimichi Fujiwara (藤原 頼通), per preservare la memoria del padre, fece di questa villa un tempio e ordinò la costruzione della sua opera più spettacolare, la Sala della Fenice (鳳凰堂, Hōō-dō). Originario della Cina, il simbolo della fenice è venerato dai buddisti in quanto protettore del Buddha e la forma della sala ricorda appunto quella di questo uccello, inoltre sul tetto si trovano due fenici di bronzo, l’una di fronte all’altra, in perfetta simmetria.
Gli edifici del Byōdō-in furono ripetutamente distrutti nel corso del tempo a causa di incendi e varie calamità, tuttavia la Sala della Fenice non fu mai colpita dalle disgrazie rendendola una delle poche strutture originali del periodo Heian che ancora oggi possono essere ammirate in Giappone. All’interno della sala, accessibile da due ponticelli in legno, si trova una statua in legno di cedro di Amida Buddha opera dello scultore Jōchō (定朝), ricoperta di foglia d’oro e circondata da 52 bodhisattva in preghiera.
Completata la visita alla struttura ci siamo presi del tempo per visitare gli splendidi giardini che riflettono l’ideale di una terra pura e che offrono un’oasi di serenità e bellezza naturale.
Prima di rientrare verso Kyōto ne ho poi approfittato per fermarmi presso uno dei tanti negozietti del luogo ad acquista del tè matcha (抹茶), una varietà di tè verde originaria della Cina dagli innumerevoli benefici per l’organismo, tradizionalmente associata alla cerimonia del tè.
La coltivazione del tè in Giappone ebbe inizio per opera di due monaci buddisti. Nel 1191, il monaco Eisai Myōan (明菴栄西) portò con sé al suo rientro dalla Cina dei semi di tè: una parte di questi semi li piantò sul Monte Sefuri (背振山), situato al confine tra la prefettura di Fukuoka (福岡県, Fukuoka-ken) e quella di Saga (佐賀県, Saga-ken), e i rimanenti li regalò al monaco Myoe (明恵), un monaco della scuola buddista Kegon (華厳宗, Kegon shū). Quest’ultimo, desideroso a sua volta di piantare i semi che aveva ottenuto in dono, individuò nella zona di Uji le condizioni climatiche ideali per la coltivazione della pianta. In oltre otto secoli di storia, gli agricoltori della zona hanno sviluppato raffinate tecniche di coltivazione e lavorazione del tè, ottenendo così quella che è considerata la varietà di matcha più pregiata del Giappone.
Rientrati a Kyōto, Giovanni ha delle commissioni da sbrigare, quindi mi lascia del tempo libero che dedico per visitare il Castello Nijō (二条城, Nijōjō), forse la rappresentazione più estrema del potere che lo shōgun o i signori della guerra esercitavano sull’imperatore durante il periodo Edo (1603-1867). Per la sua importanza storica, la sua maestosità, nonché per lo status di Patrimonio dell’Umanità UNESCO è uno dei castelli più famosi del Giappone.
Situato nel cuore di Kyōto, fu costruito nel 1603 durante il periodo Edo come residenza dello shōgun Tokugawa Ieyasu (徳川 家康) in modo che sovrastasse il vicino Palazzo imperiale, così da mostrare il potere che lo shōgun aveva su un imperatore sempre più debole. Solo successivamente fu ampliato dal nipote dello shōgun con l’aggiunta del castello a cinque piani (oggi non più presente). Infine a seguito della caduta dello shōgunato nel 1867, l’intera area fu utilizzata per qualche tempo come residenza imperiale e poi fu donata alla città di Kyōto ed aperta al pubblico.
Pago il biglietto ed inizio la mia visita. Superato il grande cancello Karamon or Karakado (唐門) si accede al Palzzzo Ninomaru (二の丸御殿, Ninomaru Goten), l’edificio principale della struttura, in cui lo shōgun soggiornava durante le sue visite a Kyōto. È composto da varie strutture collegate tra loro da diversi corridori e presenta soffitti e pareti scorrevoli, chiamati fusuma (襖), decorate. Ma la caratteristica principale di questa struttura sono i pavimenti: conosciuti con il nome di pavimenti dell’usignolo (鴬張り o 鶯張り uguisubari), sono stati realizzati appositamente in modo che ogni volta che vengono calpestati, i morsetti e i chiodi posti sotto la superficie sfreghino tra loro producendo un suono che ricorda il verso dell’usignolo, così da scoprire immediatamente eventuali intrusi.
Uscito all’esterno mi dirigo verso il Palazzo di Honmaru (本丸御殿, Honmaru Goten), composto da un castello a cinque piani (non più ricostruito dopo l’incendio dell’XVIII secolo) e da un secondo edificio, completamente circondati da un canale e da mura proprie. Gli edifici visitabili corrispondono ad una residenza imperiale spostata nel palazzo di Honmaru dopo la caduta dello shōgunato.
L’ultima area visitabile è quella dei giardini che circondano entrambi i palazzi seguendo i sentieri che li attraversano. Qui sono presenti una grande varietà di alberi di ciliegio che permettono di godere sempre di fiori da ammirare durante la primavera. Oltre ai ciliegi sono presenti anche molti alberi di acero, ginkgo, prugno e tante altre varietà che in autunno offrono un panorama spettacolare. Nella parte nord è, infine, presente il giardino Seiryū-en, costruito nel 1965 a metà tra un giardino giapponese ed un giardino occidentale, dove poter trovare anche due case del tè, delle quali ho modo solo di affacciarmi all’ingresso.
Fuori mi aspetta Giovanni, che avendo finito tutti i suoi giri è ben lieto di trascorre il resto del pomeriggio con me per le vie di Kyōto e accompagnarmi per un po’ di shopping. Ahimè la vacanza stava per finire e la lista degli acquisti era ancora lunga, per cui gambe in spalla ci siamo addentrati nei vicoli della città in cerca delle migliori offerte. Anche questo inforno è un modo molto bello per scoprire questa città e gustare delle sue bellezze.
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