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Giappone 2014 #3: Ōsaka

Per questo terzo giorno di vacanza la sveglia suonava presto. Dovevamo infatti prendere un treno locale per dirigerci a Ōsaka (大阪市 Ōsaka-shi, letteralmente “grande pendio”), dove avremmo trovato Tsutomu, un altro amico di Giovanni.
Ufficialmente, Ōsaka è la terza città del Giappone. Ma essendo Tōkyō e Yokohama talmente vicine da formare un’unica megalopoli, molta gente la considera la seconda città del Paese. La sua posizione, su un’ampia baia, le permise di diventare un grande porto sotto il regno dell’Imperatore Nintoku, così che vanta il ruolo di primario centro dei commerci sin dal IV secolo. Mentre le fortune dei samurai iniziarono a distinguersi a partire dalla fine del XVII secolo, i mercanti divennero sempre più ricchi e potenti, soprattutto a Ōsaka. Quando la città diventò il fulcro del commercio e dell’industria, diede origine ad alcune delle principali imprese odierne giapponesi, tra le quali Daiwa, Marubeni e Sumitomo. Sotto il patrocinio dei principi mercanti, Ōsaka fiorì anche come centro delle arti drammatiche, specialmente quando alcuni esponenti del kabuki vi si trasferirono in seguito al gigantesco e devastante incendio Edo, nel 1567. Ōsaka era celebre per il bunraku, e rimane ancora oggi la sede nazionale. La città, uno dei bersagli più ambiti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fu rasa al suolo, e tutto il suo patrimonio storico andrò perduto. Il castello di Ōsaka sopravvisse, ma era già una copia in cemento, costruita nel 1931, dal suo antico predecessore. Nonostante sia un polo industriale di primaria importanza, Ōsaka non offre particolari attrazioni turistiche. La sua monotonia è interrotta da una fitta rete di canali, ma è in gran parte uno squallido agglomerato di cemento E ha la cattiva reputazione di città inquinata, sovraffollata, febbrile e piena di traffico. Detto ciò, è anche un crogiolo di bar, con una vita notturna tra le più animate del Giappone, cui non manca una vastissima scelta gastronomica. Nei quartieri del divertimento e nelle aree più alla moda frequentato dei giovani, le facciate dei palazzi sono decorate da bizzarre insegne animate e portoni adorni di gigantesche e terrificanti maschere. Non particolarmente bella, ma divertente, Ōsaka deve il suo fascino alla giovialità, tanto da essere tradizionalmente considerata la “cucina del Paese” (天下の台所 tenka no daidokoro) o la “capitale della buona tavola” del Giappone.


Nel distretto di Kita (Nord), il quartiere di Umeda è il punto di partenza di ogni visita a Ōsaka. Ed è proprio da qui che inizia la nostra giornata esplorativa. Attorno al nodo ferroviario composto dalle stazioni delle linee JR, Hankyu e Hanshin e delle tre stazioni della metropolitana, si ergono una quantità di centri commerciali e grattacieli. Città erede di un ricco passato nel commercio tessile all’ingrosso, Umeda registra un’impressionante concentrazione di uffici, banche o alberghi. Il suo centro commerciale sotterraneo, il più grande di tutto il Giappone, forma di per sé un’intera città. Restiamo un po’ ad ammirare lo skyline e a scattare qualche foto e poi, per fuggire al vento fresco del mare, ci addentriamo all’interno del priamo centro commerciale in cerca di un caldo riparto e allo stesso tempo di quel che la città ha da regalare.


Il nostro giro panoramico ci porta poi verso la zona di Namba (難波 Nanba) è la più centrale in assoluto tra le zone di Ōsaka e centro principale di shopping e divertimenti. Attuando la tattica del “girare a caso” arriviamo nel cuore di Namba, Dōtonbori (道顿堀), una strada che percorre parallelamente l’adiacente canale omonimo. Famosa per la sua vita notturna, la zona è una delle mete turistiche più popolari di Ōsaka e del Paese nipponico. È sede di numerosi bar e ristoranti, che attirano i clienti grazie soprattutto alle immense insegne meccanizzate e al neon, tra cui il famoso granchio gigante del ristorante Kani Doraku e l’atleta di Glico, uno dei simboli della zona.


Faccio poi una breve tappa al quartiere di Tennoji, famoso per il suo parco e un tempio che riveste grande importanza nella storia del Giappone. Ci rilassiamo un po’ e poi ripartiamo subito alla volta del quartiere di Shinsekai (新世界, letteralmente “nuovo mondo”), un quartiere di divertimenti creato a tavolino nel 1912, nella stessa zona dove pochi anni prima si era svolta una fiera nazionale dell’industria, e per il cui progetto gli architetti si ispirarono a Parigi per la parte nord e a New York (Coney Island) per la parte sud.
Il quartiere cadde in declino a partire dal dopoguerra, ed era fino ad alcuni anni fa conosciuto come un centro di grosse attività criminali. Oggi conserva in parte questa sua brutta fama di quartiere pericoloso, insieme alla vicina zona a luci rosse di Tobita Shinchi, ma più che “pericolosa” tutta questa zona di Ōsaka è ormai semplicemente un quartiere “povero”, nei cui dintorni risiedono numerosi senzatetto, in maggioranza anziani e provenienti da tutto il paese, e in generale da persone con redditi bassi attirati lì proprio dai prezzi stracciati per gli affitti delle case.


Incontriamo poca gente per strada, scattiamo qualche foto ricordo, e puntiamo lesti verso l’ultimo quartiere previsto dalla nostra tabella di marcia, Den Den Town (でんでんタウン) quartiere che rappresenta un punto di riferimento incredibile della produzione high-tech giapponese. Il nome originale era denki no machi, letteralmente “la città elettronica”, ma da subito è comparso il soprannome Den Den Town e questo fungo tecnologico, cresciuto velocemente, si è creato un posto di privilegio nel paesaggio urbano giapponese.
Ci tuffiamo quindi tra le vie riparate, scoprendo una miriade di piccole e grandi insegne che si susseguono l’una dopo l’altra a pubblicizzare negozi pieni di prodotti della cultura otaku giapponese, nuovi o di occasione, nonché manga, anime, figurine ed altri prodotti derivati, a prezzi a volte molto interessanti.
Purtroppo il tempo quando ci si diverte corre via veloce e ahimè giunge per noi il momento di salutare Ōsaka e prendere il treno che ci riporta verso casa, felici comunque di potare nel cuore e nella mente qualche angolo segreto di questa magnifica città.

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