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Giappone 2014 #5: Kyōto

Oramai la sveglia non serve più, alzarsi sentendo i suoni fuori dalla finestra è diventata una cosa famigliare e quindi mi preparo in fretta perché una nuova giornata per le vie di Kyōto mi sta aspettando.


Usciamo e, anche se il cielo non promette nulla di buono, ci incamminiamo verso il Tempio Tō-ji (東寺), letteralmente “tempio orientale” o “tempio a est” in virtù della sua posizione. È infatti stato costruito sul lato est dell’entrata principale della città in opposizione al suo tempio gemello, il Tempio Sai-ji (西寺, che significa, appunto, “tempio occidentale” o “tempio a ovest”), che purtroppo oggi non esiste più, quali templi a guardia dell’antica capitale.
Fondato nel 796, all’inizio del periodo Heian, a soli due anni da quando la capitale del Giappone fu spostata a Kyōto, il Tō-ji o Kyō-ō-gokoku-ji (教王護国寺, il Tempio per la difesa della Nazione per mezzo del Re delle Dottrine) rappresenta una testimonianza tangibile e duratura della ricca eredità artistica e religiosa del paese. La caratteristica più distintiva del tempio è la sua Pagoda a cinque piani o Gojūnotō (五重塔), che si erge imponente nel cielo. Con un’altezza di 55 metri, è la pagoda in legno più alta del Giappone ed è stata designata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. La sua maestosità e la sua architettura intricata lasciano davvero senza fiato i visitatori. L’edificio principale del tempio, il Kondo, è il primo edificio che si avvista arrivando dall’entrata meridionale, il più grande di tutto il plesso e dopo essere andato a fuoco nel 1486 e rimasto distrutto per gran tempo, fu ricostruito nel 1603, nel periodo Edo, in stile Momoyama, più moderno rispetti agli altri edifici del complesso. Qui è conservata una grande statua in legno di Yakushi Nyorai (薬師如来), il Buddha della Medicina o Maestro delle Cure, e dei suoi attendenti, i bodhisattva Nikko e Gakko. Accanto alla sala Kondo, si trova la sala conferenze, ovvero la sala Kodo. Questa è stata costruita nell’825 da Kobo Daishi (弘法大師), monaco buddhista giapponese, artista, fondatore della scuola buddista Shingon (“Vera Parola”), ed è andata anch’essa a fuoco nel 1486 insieme al Kondo, ma fu ricostruita subito dopo mantenendo lo stile Heian originale. All’interno sono ospitate 21 statue di buddha, bosatsu e divinità guardiane a formare un mandala con al centro il Buddha Dainichi, rappresentante l’universo spirituale. Il Tempio Tō-ji è infine circondato da un bellissimo giardino, che offre ai visitatori la possibilità di passeggiare in un’atmosfera tranquilla e rilassante, specie durante la stagione dei ciliegi in fiore, quando gli alberi si vestono di rosa e creano uno spettacolo straordinario.
Essendo domenica abbiamo la fortuna di girare tra alcune bancarelle del piccolo mercato di antiquariato chiamato “Garakuta-ichi”. Nulla a che vedere ahimè col grande mercatino delle pulci che si tiene invece il 21 di ogni mese, in onore dell’anniversario della morte di Kobo Daishi, all’interno del tempio. Il “Kobo-san” o “Kobo-ichi”, che conta centinaia di bancarelle e ha inizio alle prime luci dell’alba per rimanere aperto fino alle 16:30 circa, permette di scovare di tutto, da oggetti di antiquariato a vestiti, da porcellane a giocattoli, da cibo vario a piante e bonsai, da utensili per la calligrafia a quelli per la cerimonia del tè.


Lasciato il tempio abbiamo ripreso il nostro girovagare fino a giungere in Sanjō-dori (三条通 o さんじょうどおり), la strada principale che attraversa il centro della città di Kyōto da est a ovest, ovvero da Shinomiyafuke (四ノ宮泓) nel quartiere Yamashina-ku (山科区) fino alle vicinanze del Tenryū-ji (天龍寺) ad Arashiyama (嵐山). Nota per i diversi edifici costruiti in stile occidentale durante il periodo Meiji, molti dei quali sono rimasti fino ai giorni nostri, viene ricordata anche perché il ponte Sanjō Ōhashi (三条大橋) divenne il punto finale delle 53 stazioni del Tōkaidō (東海道五十三次, Tōkaidō Gojūsan-tsugi), la strada costiera che iniziava a Nihonbashi (日本橋) a Edo (江戸 o in origine ゑど, l’odierna Tōkyō) e terminava per l’appunto a Kyōto.


Non potevamo però perdere troppo tempo a contemplare il panorama attorno a noi: avevamo infatti un appuntamento speciale per quel giorno al Kondaya Genbey (誉田屋源兵衛), un produttore e fornitore di obi (帯, おび) di lunga data con una storia che risale a oltre 280 anni fa. L’attuale capo dell’azienda è Genbey Yamaguchi di decima generazione è tuttora un formidabile innovatore che utilizza le competenze tramandategli di generazione in generazione per creare nuovi kimono e obi altamente artistici. Inoltre, si dedica alla resurrezione e alla conservazione dei tessuti di carta, della seta koishimaru e delle tradizionali tecniche di tintura. Qui grazie ad una amica della moglie di Giovanni che lavora presso lo studio, ho avuto la fortuna di assistere ad una prova privata per l’esposizione di kimono e obi nata dalla collaborazione tra il designer di kimono e obi e la pittrice giapponese Fuyuko Matsui (松井冬子) – qui il suo sito personale.
Sì, lo so, siete tutti un po’ invidiosi… e lo sarei anch’io nei panni vostri. Sono quelle cose che capitano una sola volta nella vita e solo perché hai la fortuna sfacciata di conoscere l’amico dell’amico giusto, e per questo ne sono davvero grato, davvero. Foto ricordo non ne ho, non si potevano scattare ahimè, ma il ricordo di quei momento mi avrebbe accompagnato per lungo tempo a venire.
Lascio qui di seguito, un po’ come fosse un ricordo, il video promozionale della mostra, anche se sono consapevole che solo in parte può dare evidenza di quanto ho potuto ammirare all’interno dell’atelier.


Con la schiena dolente per la profusione di inchini, saluti e ringraziamenti, siamo partiti alla volta del successivo evento in programma: assistere ad una breve esibizione gratuita di danza di una maiko (舞妓), il termine con cui si definisce un’apprendista geisha (芸者), accompagnato da musica tradizionale giapponese. Geishe e maiko sono famose in tutto il mondo, ma poiché di solito si esibiscono solo in piccoli raduni privati nelle case da tè dei distretti delle geishe, non capita spesso che i visitatori stranieri (e non solo) possano vederle. Anche avere tasche “abbastanza profonde” da pagare per una festa privata di geisha per lungo tempo non era comunque sufficiente: era infatti necessario farsi introdurre da parte di un cliente, per ottenere l’ammissione a questo mondo privato ed esclusivo. Fortunatamente i tempi stanno cambiando, tutto evolve, e le comunità di geisha di Kyōto organizza ogni anno spettacoli pubblici, che offrono l’opportunità anche alle persone comuni di vederle esibirsi nelle loro arti, specialmente nel periodo di fioritura dei ciliegi.


La giornata non finiva di regalare emozioni, tanto che anche il tempo aveva decisamente virato sul bello, avvolgendo il tutto con la propria luce. La sera avanzava e l’euforia del momento lasciava il passo a riflessioni più posate su quanto visto, dandoci modo di discutere anche sugli elementi volutamente celati agli occhi della gente perché sporchi, degradati, non conformi, vergognosi, ma non per questo meno interessanti.
Ma alla fine mi accorgo che il pancake che sto gustando finisce col rendere tutto più dolce, comodo, compiacente, soave e non faccio caso che l’ora di andare a letto è già arrivata e questo un po’ mi irrita. Avrei voluto ancora tempo per fare, vedere, parlare, ma ora bisogna riposare, perché la giornata di domani sarà nuovamente una scoperta, un’avventura a cui dovrò dedicare tutte le mie energie e la mia attenzione. Ci sta un breve saluto, oyasumi (おやすみ), e poi tutti sotto le coperte.

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