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Giappone 2014 #7: Kōbe

Oggi la sveglia suona presto perché, dopo diversi giorni in giro per Kyōto, abbiamo in programma una gita fuori porta. Per cui, traboccanti di entusiasmo e con la pancia piena, ci siamo diretti in stazione per prendere il treno che ci avrebbe portati a Kōbe (神戸市, Kōbe-shi).
Storica città portuale del Kansai situata nella prefettura di Hyōgo (兵庫県, Hyōgo-ken), Kōbe si estende sul pendio meridionale del Monte Rokkō (六甲山), nella zona occidentale della baia di Ōsaka. Nel 1180, quando l’Imperatore Antoku (安徳天皇, Antoku-Tennō) si trasferì a Fukuhara-kyō (福原京), nell’odierno quartiere cittadino Hyōgo-ku (兵庫区), la città divenne per circa sei mesi la capitale del Giappone. Insieme a Kyōto e Ōsaka, costituisce l’agglomerato di tre città chiamato Keihanshin (京阪神), il più grande del Giappone dopo l’area metropolitana di Tōkyō. Essendo stata distrutta quasi per intero durante la II Guerra Mondiale, Kōbe è una città moderna e, affacciandosi sul mare, è considerata un posto piacevole in cui vivere, anche se i punti di interesse storico e culturale non sono molti.


Appena arrivati la prima tappa non poteva che essere la grande statua del Super Robot 28 (鉄人28号, Tetsujin Nijūhachi-gō), nome del robot gigante protagonista dell’omonimo e celebre manga illustrato da Mitsuteru Yokoyama (横山 光輝) dal 1956 al 1966, sulle pagine della rivista Shōnen della Casa editrice Kobundo di Tōkyō. Il manga di Yokoyama raccontava le avventure di un detective-bambino di nome Shotaro Kaneda (金田 正太郎) e del suo gigantesco robot radiocomandato in lotta contro il malvagio Professor Shutain Franken (敷島 博士, Shikishima-hakase), creatore del robot Black Ox.
Con i suoi 18 metri di altezza per 50 tonnellate di peso la statua fu realizzata nel 2009 all’interno del Parco Wakamatsu (若松公園), quale parte del progetto di rinnovamento, ammodernamento e rivitalizzazione delle strade del centro della città devastata dal terremoto.
Da bravi turisti abbiamo atteso il nostro turno, ci siamo messi in posa e abbiamo scattato una valanga di foto, toccato il grande robot e ammirato la sua imponenza, in una profusione di oh! che hanno fatto sorridere tra i denti le persone che si trovavano a passare di là.


Zaino in spalle, ci siamo poi diretti alla volta della Chinatown della città di Kōbe, conosciuta come Nankinmachi (南京町), un piccolo e caratteristico quartiere, cuore della comunità cinese della regione del Kansai. Abitata da mercanti cinesi fin dalla seconda metà dell’Ottocento dopo che il porto fu aperto al commercio estero, ha continuato a crescere fino a diventare popolare in tutto il Giappone e prendere infine l’attuale nome, in onore di Nanjing, l’ex capitale della Cina.
Nankinmachi è attraversato da due strade principali che si incontrano in una piccola piazza al centro. Oltre ad essere una popolare attrazione turistica è anche un quartiere di negozi, ristoranti e stand gastronomici che vendono articoli popolari come panini al vapore (まんじゅう, manjū), ramen, bevande alla tapioca e vari altri piatti cinesi, molti dei quali sono stati in una certa misura giapponesizzati.
Ahimè l’ora di pranzo era ancora lontana, per cui finito di girare per le vie del quartiere, siamo ripartiti per la nostra esplorazione della città.


Abbiamo così raggiunto la vicina zona del porto, e più precisamente il Meriken Park, uno stupendo parco situato sul waterfront della città di Kōbe, caratterizzato da prati verdi e cortili aperti dove sono posizionate installazioni di arte moderna. Nelle vicinanze del Kōbe Maritime Museum, che è impossibile non notare vista la sua struttura bianca e l’installazione a lato che ricorda la vela di una nave, ci siamo fermati a vedere alcuni resti volutamente lasciati a memoria del Grande Terremoto di Hanshin che il 17 gennaio 1995, alle 05:46 ora locale, con una magnitudo di 7,3 della scala Richter colpì la città di Kōbe. Il sisma uccise oltre 5.000 persone, ne lasciò 300.000 senza casa, distrusse 10.000 edifici e gran parte delle strutture portuali e fece crollare la Hanshin Expressway, un’autostrada sopraelevata.
Nonostante la devastazione, il parco è tornato ad essere un luogo popolare sia per i locali per i turisti.
Abbiamo così avuto modo di parlare di questo evento, guardando e leggendo le tabelle illustrative. È stata anche l’occasione per riscoprire un po’ di storia di questa città, e in particolare della devastazione che subì poi durante la seconda guerra mondiale, dove i bombardamenti americani del 17 marzo 1945 uccisero 8.841 abitanti e distrusse oltre il 20% dell’area urbana. Questa tragedia fu così sentita tanto che a distanza di anni il regista Isao Takahata (高畑 勲) ne trasse il bellissimo film di animazione Una tomba per le lucciole (火垂るの墓, Hotaru no haka).


Ripresa la nostra passeggiata abbiamo abbandonato la zona del porto per rientrare verso la parte più interna della città, attraversando alcune vide della Kobe Harborland (神戸ハーバーランド), il quartiere dello shopping e dell’intrattenimento tra la stazione JR di Kōbe e il lungomare dell’area portuale della città e fermarci così anche a mangiare un boccone.


Rifocillati e col pieno di energie ci siamo quindi diretti verso il Quartiere Kitano (北野町, Kitanochō), una zona della città ai piedi del Monte Rokkō dove molti mercanti e diplomatici stranieri si stabilirono dopo che il porto di Kōbe fu aperto al commercio estero nella seconda metà del XIX secolo. Più di una dozzina di antiche dimore, conosciute come Ijinkan (異人館), rimangono nell’area e sono aperte al pubblico come musei.
Qui ne approfittiamo per una pausa e ci sediamo davanti alla Kazamidori no Yakata (風見鶏の館, casa segnavento – per la banderuola sulla sua torre – o 旧トーマス住宅, ex casa Thomas), edificio costruito nel 1909 dall’architetto tedesco George de Lalande per il collega e uomo d’affari tedesco Gottfried Thomas, unica casa in mattoni rossi nella zona di Kitano. Mentre ammirare lo skyline, tra i petali di ciliegio che ci volavano tutti attorno, abbiamo modo di chiacchierare con un simpatico ojiisan (お爺さん, nonno) che, con la scusa di chiederci da dove provenivamo, ci racconta un po’ della sua vita e della vacanza che stava trascorrendo in questa zona del Kansai (関西).


Prima di salutare la città e rientrare a Kyōto siamo saluti al 24° piano della Kōbe City Hall (神戸役所), il municipio della città, costruito tra il 1987 e il 1989 su progetto dallo studio di architettura Nikken Sekkei (日 建 設計) – lo stesso che ha collaborato per la realizzazione della Torre di Tokyo (東京タワー, Tōkyō Tawā) –, per gustarci il panorama che offre questo punto di osservazione gratuito dai sui 100 metri di altezza. Qui lo sguardo spazia a 360° verso il mare dalla Port Island al Parco Meriken e sul lato della montagna dal quartiere di Kitano al Monte Rokko. Non c’è davvero luogo migliore per salutare questa bellissima città e serbare così nel cuore un altro bellissimo ricordo di questi magnifici giorni che avevo l’opportunità di vivere in Giappone.

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