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“Non ti farò aspettare” di Nives Meroi

Foto: Rizzoli.it
Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me.

Questa storia comincia (male) e finisce (bene) sul Kangchendzonga, la terza vetta più alta della Terra, una delle più difficili da scalare. È una storia epica, non solo di alpinismo, ma soprattutto d’amore e di crescita interiore. Siamo nel 2009 e Nives Meroi è in corsa con altre due alpiniste per diventare la prima donna ad aver conquistato i quattordici ottomila del pianeta. Come ha sempre fatto, affronta il Kangch, la sua dodicesima cima, in cordata con il marito Romano, e senza “sconti”: né portatori d’alta quota, né ossigeno. Allo stesso tempo, mentre i media spettacolarizzano l’impresa, Nives non è insensibile alla sirena della fama, che la sta trascinando in un gioco che non le appartiene... Ma, a poche centinaia di metri dalla vetta, Romano non si sente bene e si ferma. Che cosa sceglie di fare, allora, Nives? Proseguire da sola, conquistando un’altra cima utile per la vittoria, come molti le avrebbero suggerito? No, lei non esita: abbandona la gara perché non può lasciare Romano solo ad aspettare. Così si conclude il primo atto di questa vicenda. Ne seguono altri tre in cui entrano in scena la malattia, la complicità, la capacità di attendere, la voglia di reagire senza scoraggiarsi quando si prende una via sbagliata. Per giungere al lieto fine in cui il Kangch si lascia finalmente conquistare da Nives e Romano che, in un confronto leale e puro con la Natura, hanno compreso il senso profondo della vita. Ambientato per lo più nell’impressionante scenario himalayano, diario di emozionanti salite, Non ti farò aspettare è anche un libro che può ispirare ogni uomo e ogni donna.

Titolo: Non ti farò aspettare
Autore: Nives Meroi
Casa Editrice: Rizzoli
Anno: 07 Maggio 2015
ISBN: 9788817080347 (carta) 9788858679760 (e-book)
Pagine: 198
Prezzo: 17,00 € (ma lo si trova anche a meno)

Non ho ricordi di aver mai divorato un libro come è accaduto con questo, un racconto che col suo stile semplice e diretto ti fa sentire parte della narrazione, come se fossi lì accanto a lei e Romano mentre salgono su e giù per le montagne, mentre attendono impotenti in una stanze di ospedale, o semplicemente mentre leggono un libro dentro una tenda al campo base. Non scade mai nel banale, non ti fa perdere il filo della narrazione anche se il tempo sotto scorre veloce, a volte pure troppo, perché la voglia di dettagli e particolari si rinforza man mano che la storia va avanti, che gli avvenimenti si susseguono, ma il tempo stringe e ahimè qualcosa va lasciato indietro se si vuole continuare ad andare avanti.
Forse per chi ama la montagna (come me) questo libro ha un marcia in più, anche se in realtà più che raccontare una storia a 8.000 metri di quota parla di un racconto di vita, del buio e della luce, della forza che si riesce e si deve trovare dentro, della saggezza di chi sa dare le giuste priorità, di chi le promesse le sa mantenere e non esita a gridare: “Non ti farò aspettare”.

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