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Italia e Giappone: 150 anni di amicizia

Logo ufficiale per le celebrazioni del 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia
Logo ufficiale per le celebrazioni del 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia,
autore è il Sig. Antonio di Rosa (designer residente a Torre del Greco, provincia di Napoli).

Era il 25 agosto 1866 (sedicesimo giorno del settimo mese del secondo anno dell’era Keiō, secondo l’antico calendario giapponese) quando Italia e Giappone firmavano il Trattato di Amicizia e di Commercio che auspicava “pace perpetua ed amicizia costante tra Sua maestà il Re d’Italia e Sua maestà il Nihon-koku Taikun (日本国 大君, Taikun del Giappone), i loro eredi e successori” e tra i rispettivi popoli, “senza eccezione di luogo o persona”. Solo cinque anni prima, nel 1861, il nostro Paese festeggiava l’unità nazionale dopo lunghe e tormentate vicende storiche, mentre il paese nipponico all’epoca aveva ancora una struttura feudale, conseguenza di oltre duecentocinquanta anni di governo dalla famiglia Tokugawa (徳川将軍家, Tokugawa shōgun-ke), che l’aveva tenuto isolato dal resto del mondo.

Torniamo un attimo indietro nel tempo, più precisamente all’anno 1854, quando il commodoro americano Perry con le sue famose navi nere (così chiamate dai giapponesi che non avevano mai visto del fumo di un battello a vapore sollevarsi in cielo) obbligò il Giappone ad aprire via via tutti i porti al commercio, a concedere la residenza agli stranieri e a stipulare trattati con le varie potenze occidentali. Prima di allora, i commerci e i contatti con gli altri Paesi erano limitati al porto di Nagasaki e alle sole navi olandesi e cinesi, pertanto nel 1866 il trattato con l’Italia fu uno dei primi ad essere firmato. A siglarlo per parte giapponese furono il Commissario per gli affari esteri e Signore della provincia di Hyūga, Shibata Takenaka, il Signore della provincia di Kai, Asahina Masahiro, e l’Ispettore Ushigome Chūzaemon. Per l’Italia firmò il trattato l’allora capitano di fregata Vittorio F. Arminjon, inviato del Regno d’Italia. E già dal primo gennaio 1867 iniziò il commercio dei bachi da seta, che giovò sia all’Italia, dove la bachicultura era in crisi per colpa di una malattia dei bruchi, sia al Giappone, che aveva bisogno dell’esportazione per sviluppare la propria industria. L’anno dopo, nel 1868, Tōkyō diventava capitale; poi fu la volta di Roma nel 1870.
Nel 1914 la Prima Guerra Mondiale, poi nel 1920 il primo raid Roma-Tokyo, un viaggio aereo compiuto attraverso l’Eurasia, la cui realizzazione fu auspicata da Gabriele D'Annunzio e Harukichi Shimoi, e che venne portato a termine dall’aviatore Arturo Ferrarin insieme al motorista Gino Cappannini. Infine, dieci anni dopo nel 1930, la prima esposizione d’arte giapponese al Palazzo delle Esposizioni di Roma aprì la strada a mostre e scambi culturali che si sono susseguiti fino ai nostri giorni senza mai fermarsi.

150 anni dopo quel 1866 il Giappone incontra di nuovo l’Italia e lo fa con la bellezza e la raffinatezza della sua arte, del suo cinema, del suo teatro, della sua letteratura e del suo cibo. Ed ora che ci siamo finalmente dentro, fra le 80 e più mostre ed eventi che prevedono spettacoli teatrali, concerti, danza, rassegne cinematografiche, senza dimenticare architettura e design, letteratura, tecnologia e fumetto, mi preme segnalare che a fine maggio, all’Ara Pacis di Roma, si partirà con una retrospettiva fotografia del realista Domon Ken (1909-1990), di cui sono famosi i ritratti di bambini sorridenti scattati durante la guerra. “Tutti gli scatti esposti arriveranno dal museo di Sakata, città natale del fotografo”, ha anticipato Rossella Menegazzo, esperta di storia dell’arte est-asiatica che cura la mostra. Mentre da settembre, non mi farò sicuramente sfuggire al Palazzo Reale di Milano, la straordinaria collezione di 200 xilografie policrome e libri illustrati firmati da grandi artisti come Hokusai, Hiroshige e Utamaro, visto che tra le opere in arrivo dall’Honolulu Museum of Art ci sono capolavori come la Grande onda e le Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai.

Questo e molto altro ancora sul sito ufficiale del 150° Anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia (qui di seguito il link a quello in lingua giapponese 日本イタリア国交150周年公式サイト) che vi invito a sbirciare subito e tornare a visitare regolarmente per non perdere tutte le ultime novità in calendario.

PS: in questo giorno speciale, buona festa della donna a tutte le lettrici!

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