Passa ai contenuti principali

I canéderli – di Marcello Voltolini

Fonte: VisitTrentino.info

I canéderli, sono una delle ricette più conosciute ed apprezzate della cucina tradizionale trentina.
Come molti altri piatti della tradizione contadina, sono nati allo scopo d'utilizzare materie prime che altrimenti avrebbero rischiato d'andare sprecate, come ad esempio il pane preparato da più giorni, al quale si aggiungevano altri ingredienti come la luganega o lo speck, i formaggi e le verdure.

Forse non tutti però sanno che questo piatto da anche il nome ad una canzone diffusa in tutto il Trentino e conosciuta anche nelle regioni limitrofe.
Il testo, in dialetto, nella prima parte presenta la ricetta per la preparazione dei canéderli ed elenca gli ingredienti necessari. Nella seconda parte diventa poi un inno al cibo in generale (vengono citati altri alimenti e piatti tradizionali come le "lugàneghe", lo "smacafàm", la polenta con i "fìnferli" e la "mòsa" con il latte) e alla bella Val dei Mòcheni, una valle laterale della Valsugana, immersa nel Lagorai, dove si parla il mòcheno.
Il testo è stato composto da Marcello Voltolini sulla melodia della più antica "El Merlo de Camp Trentin".

Per farse dei canederli
Col brodo e col ragù
se ciapa del prezemolo
e se lo taia su;
farina, oio, zigole,
luganeghe col speck,
pan vecio senza migole
e ‘n toc de formai sgnèck.
Se fa balotole
col pan gratà
tre-quatro frègole
de ài pestà;
‘na meza chichera
de lat o vin:
eco i canederli de noi trentin.

Ensèma coi canederli
noi altri ne magnan
‘na sgionfa de luganeghe
e ‘n toc de smacafam;
ne pias polenta e finferli
la mòsa con el lat,
capusi co’ le scodeghe
che vanza for dal piat.
Per la maiolica
po’ dopo gh’è
capusi e crauti
su per Pinè,
gh’aven le trote
zò lì a Toblin
col vino santo e ‘l marzemin.

Su li vè en val dei Mocheni
da Trent andando en su,
se ‘n contrerà Sant’Orsola
Fierozz e po’ Palù;
gh’avemo erba, zigole
e qualche patatar,
d’inverno le luganeghe
e sgnàpa da trinkenar.

Ne piase far i kròmeri
e per el mondo nar,
sonar la unzermonica
coi valzer da balar;
en quanto a la politica
autonomi noi sen
e ‘l kaiser Cecco Beppe, ja!
Per noi resuscitem.
andando su a Sant’Orsola
dai reumi se guariss
coi bagni “terapeutici”
(almeni cossita i diss…);
nei boschi gh’è le giasene
per chi le vol binar,
che spezialmentee i stititi
le pol miracolar.

La Val dei Mocheni
o Mochental
l’ei ganze meio
de ogni val,
la val dei Mocheni
ja, ja, dal bon!
L’ei ganze meio
dela region!

Commenti

Post popolari in questo blog

Via del Porce al Trapezio di Tessari

Finito da poco il corso di Alpinismo del CAI di Verona , abbiamo cercato subito di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e quindi, fra le tante proposte che ci hanno consigliato, nel pomeriggio siamo partiti alla volta del Monte Cimo, in particolare verso la parete di Tessari, meglio nota come il Trapezio . Caratterizzata da roccia solita ed eccezionalmente ricca di appigli, questa bella falesia ci è sembrata subito il terreno adatto per metterci alla prova, la scelta perfetta per iniziare a muovere i primi passi da capocordata. Parcheggiato a Tessari, salita la strada sterrata sulla sinistra e superati i campi coltivati, qui è iniziata subito la nostra disavventura, se così la possiamo definire, poiché abbiamo saltato l’ometto che indicava sulla destra il sentiero di accesso alla parte, salendo invece fino alla via d’uscita della nostra via. Archiviata questa parentesi di trekking sotto il cocente sole ci siamo avvicinati alla base della parte cercando la via “Cappucc

Via Cappuccio del Fungo al Trapezio di Tessari

Poiché la volta scorsa mi era rimasta ancora troppa voglia di salire il bel calcare di Tessari, sono riuscito a mettere insieme qualche amico e partire ancora una volta in direzione di Rivoli Veronese, verso quella parte di Monte Cimo nota come il Trapezio . L’avvicinamento questa volta non è stato un problema e nemmeno trovare l’attacco, due vie dopo quella del Porce, con un chiodo e poco sopra un cordino in clessidra: la via “Cappuccio del Fungo” (E. Cipriani & F. De Renso) era proprio lì ad aspettarci. Questo itinerario salito per la prima volta nel 1982, è stato il primo ad essere aperto sulla parete ed è uno dei più raccomandabili per la roccia, di eccezionale qualità e ricchezza di appigli, e per la conseguente bella arrampicata che offre. Filata la corda e sistemato tutto il materiale, compresi cordini e rinvii per le numero clessidre, siamo partiti in due cordate per la nostra ascesa. Anche questa volta, rispetto a quanto indicato nella relazione, in soli quattro

“Haiku” di Leonardo Vittorio Arena

L’Haiku è un genere poetico giapponese composto di diciassette sillabe che possono essere distribuite in tre gruppi, rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe. Questo genere è passato anche nelle letterature occidentali del secolo XX, dove, per la sua estrema sintesi metrica e concettuale, ha lasciato traccia nell’ermetismo… [Tratto da “Enciclopedia europea Garzanti”] Guizza la trota, sul fondale scorrono le nuvole. Titolo: Haiku Autore: Leonardo Vittorio Arena Casa Editrice: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli Anno: maggio 1995 ISBN: 978-88-17-125-307 Pagine: 108 Prezzo: 5,00 € circa Come riportato da Wikipedia.it , l’ haiku (俳句) è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Inizialmente indicato con il termine hokku (発句, “prima poesia”), deve il suo nome attuale allo scrittore Giapponese Masaoka Shiki , il quale definì haiku le poesie di tre versi alla fine del XIX secolo. Il genere haiku