Passa ai contenuti principali

✍️ Perché devi spazzolare la roccia!

Preferisco Ghisarmi

Con piacere ho letto e riporto di seguito un appello apparso su Preferisco Ghisarmi, la newsletter dei Brocchi Sui Blocchi, che (come si descrivono) ogni due settimane raccoglie qualche argomento da loro scelto, degli aggiornamenti mezzi interessanti e dei consigli più o meno utili dal mondo dell'arrampicata.
Buona lettura e mi raccomando: mettiamola in pratica!
L’arrampicata sta crescendo tantissimo, soprattutto indoor, questo si tramuta in tantissimi arrampicatori armati di magnesite liquida, che non conoscono l’utilizzo dello spazzolino.
Una pratica che, se in palestra risulta antipatica, in natura è inaccettabile.
Non si può neanche fargliene una colpa, l’arrampicata è uno sport basato sul passaparola, se nessuno ti insegna l’importanza di una cosa semplicemente non la farai.
Quindi abbiamo deciso di scrivere due cose sullo spazzolare.

Perché spazzolare?
Quando la magnesite si accumula, la roccia perde aderenza: la polvere di gesso si deposita nei buchi della presa e si indurisce, modificando la presa stessa. Soprattutto i tratti di roccia che non prendono mai l’acqua potrebbero incrostarsi di magnesite.
Poi ci sono quei brutti segni bianchi fatti per indicare le prese, utili, ma completamente antiestetici e fuori luogo in un ambiente che dovrebbe rimanere il più possibile naturale.

L’atto di spazzolare è anche un gesto di rispetto verso gli altri climber. Pulire la roccia prima di andarcene significa garantire che chi verrà dopo di noi possa godersi l’arrampicata esattamente come noi. Non si tratta solo di etica, ma di creare un ambiente condiviso, dove ognuno ha a cuore non solo il proprio progresso, ma anche la qualità dell’esperienza altrui.

Consigli pratici per spazzolare le prese al meglio:
  • Non utilizzare eccessiva magnesite, soffia via quella in eccesso.
  • Spazzola le prese chiave dopo ogni tentativo.
  • Utilizza spazzole naturali, evita quelle in metallo che potrebbero rovinare la roccia.
  • Pulisci la suola delle scarpe prima di ogni tentativo, anche quelle sporcano.
  • Spazzola l’intero itinerario dopo averlo completato, rimuovendo anche i segni di gesso che hai fatto perché non vedi le prese.
  • Non asciugare le prese umide con magnesite, meglio tamponarle con un panno o della carta.
  • Puoi pulire con acqua (+ spazzola) le prese che non prendono mai la pioggia, ovviamente alla fine della giornata.
  • Chiedi agli altri di spazzolare, è giusto che tuttə si prendano cura della roccia, se serve presta il tuo spazzolino.
Sarebbe, infine, bella cosa che si imparasse a spazzolare le prese anche indoor, per una questione di educazione e anche per dare il buon esempio a chi andrà poi su roccia.

Abbiamo un solo pianeta, la roccia non è infinita. Rispettiamola.
Amare qualcosa vuol dire prendersene cura.

Commenti

Post popolari in questo blog

Via del Porce al Trapezio di Tessari

Finito da poco il corso di Alpinismo del CAI di Verona , abbiamo cercato subito di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e quindi, fra le tante proposte che ci hanno consigliato, nel pomeriggio siamo partiti alla volta del Monte Cimo, in particolare verso la parete di Tessari, meglio nota come il Trapezio . Caratterizzata da roccia solita ed eccezionalmente ricca di appigli, questa bella falesia ci è sembrata subito il terreno adatto per metterci alla prova, la scelta perfetta per iniziare a muovere i primi passi da capocordata. Parcheggiato a Tessari, salita la strada sterrata sulla sinistra e superati i campi coltivati, qui è iniziata subito la nostra disavventura, se così la possiamo definire, poiché abbiamo saltato l’ometto che indicava sulla destra il sentiero di accesso alla parte, salendo invece fino alla via d’uscita della nostra via. Archiviata questa parentesi di trekking sotto il cocente sole ci siamo avvicinati alla base della parte cercando la via “Cappucc

Via Cappuccio del Fungo al Trapezio di Tessari

Poiché la volta scorsa mi era rimasta ancora troppa voglia di salire il bel calcare di Tessari, sono riuscito a mettere insieme qualche amico e partire ancora una volta in direzione di Rivoli Veronese, verso quella parte di Monte Cimo nota come il Trapezio . L’avvicinamento questa volta non è stato un problema e nemmeno trovare l’attacco, due vie dopo quella del Porce, con un chiodo e poco sopra un cordino in clessidra: la via “Cappuccio del Fungo” (E. Cipriani & F. De Renso) era proprio lì ad aspettarci. Questo itinerario salito per la prima volta nel 1982, è stato il primo ad essere aperto sulla parete ed è uno dei più raccomandabili per la roccia, di eccezionale qualità e ricchezza di appigli, e per la conseguente bella arrampicata che offre. Filata la corda e sistemato tutto il materiale, compresi cordini e rinvii per le numero clessidre, siamo partiti in due cordate per la nostra ascesa. Anche questa volta, rispetto a quanto indicato nella relazione, in soli quattro

“Haiku” di Leonardo Vittorio Arena

L’Haiku è un genere poetico giapponese composto di diciassette sillabe che possono essere distribuite in tre gruppi, rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe. Questo genere è passato anche nelle letterature occidentali del secolo XX, dove, per la sua estrema sintesi metrica e concettuale, ha lasciato traccia nell’ermetismo… [Tratto da “Enciclopedia europea Garzanti”] Guizza la trota, sul fondale scorrono le nuvole. Titolo: Haiku Autore: Leonardo Vittorio Arena Casa Editrice: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli Anno: maggio 1995 ISBN: 978-88-17-125-307 Pagine: 108 Prezzo: 5,00 € circa Come riportato da Wikipedia.it , l’ haiku (俳句) è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Inizialmente indicato con il termine hokku (発句, “prima poesia”), deve il suo nome attuale allo scrittore Giapponese Masaoka Shiki , il quale definì haiku le poesie di tre versi alla fine del XIX secolo. Il genere haiku