Ogni 3 di febbraio in Giappone si celebra la fine dell’inverno con una festa che si chiama Setsubun (節分), retaggio dell’antico calendario lunisolare che suddivideva l’anno in 24 periodi, chiamati anche termini solari e detti Nijūshi Sekki (二十四節気).
La vigilia di ogni inizio di termine solare è un giorno “setsubun”: setsu (節) letteralmente significa stazione e bun (分) divisione e, ovviamente, nel corso di un anno se ne contano quattro. Tra tutti i setsubun con il tempo ha acquistato particolare importanza quello che separa la fine del Grande Freddo (大寒, Taikan) dall’Inizio della Primavera (立春, Risshun). Alla fine ottenne lo status di evento imperiale, un’importanza rituale e simbolica perché, tra le festa di primavera (春祭, Haru Matsuri), è associato all’idea del sole che ritorna con tutto ciò che ne comporta: cambiamento di clima, risveglio del corpo e della mente, la messa in fuga degli spiriti maligni, la rinascita simbolica, e la preparazione per la stagione della semina.
Il Setsubun veniva interpretato come momento di purificazione e, conseguentemente, di eliminazione degli spiriti del male. Quando si parla di rito millenario si afferma una verità dal momento che, sin dall’VIII secolo, questa usanza era già presente nel Celeste Impero della grande Cina e ha le sue origini nel rito Tsuina (追 儺) che molto tempo fa si teneva l’ultimo giorno dell’anno per allontanare le divinità della peste e di altre epidemie. I riti Tsuina erano praticati alla corte imperiale durante il periodo Nara (710-794) e prevedevano che una persona facesse il ruolo del demone e fosse scacciata con archi e canne di legno di pesco. Col tempo la pratica di questo rito venne spostata al 2 o al 3 febbraio nei templi e nei santuari in ogni regione del Giappone e, ancora oggi, ci sono alcune zone dove si pratica il lancio dei fagioli proprio l’ultimo giorno dell’anno.
Tuttavia, la celebrazione del Setsubun così come lo conosciamo oggi, sembra essersi diffuse in Giappone nel periodo Muromachi (1392-1573), anche se già nel periodo Heian (794-1185) dei monaci sostenevano che i fagioli di soia erano in grado di allontanare gli Oni che spaventavano le persone e rovinavano i raccolti. Inoltre, questi riti sono ben accettati sia nei templi buddhisti che all’interno di santuari shintoisti oltre che dalla gente comune che festeggia puntualmente il Setsubun come da tradizione popolare. Capita anche di vedere famiglie mettere piccoli addobbi con teste di sardine e rami di agrifoglio all’ingresso delle loro case, in modo che non entrino gli spiriti maligni.
In questo giorno, nella regione del Kansai (ma orami in tutto il Giappone), è consuetudine mangiare in silenzio, usando entrambe le mani, rotoli di Ehōmaki (恵方巻き) non tagliati, esprimendo un desiderio di buona salute e felicità per la prossima primavera e per tutto l’anno a venire, mentre si guarda nella direzione della buona fortuna, determinata dal simbolo zodiacale di quell’anno (ehō significa infatti “direzione fortunata”). Si ritiene infatti che la direzione dipenda dalla posizione di Toshitokujin (歳徳神) o “il Dio del nuovo anno”. L’ehōmaki è un tipo particolare di futomaki composto da 7 ingredienti a scelta (tra cui kanpyō, uovo, anguilla e funghi shiitake) e rappresentare le 7 divinità della fortuna (七福神, Shichifukujin). Indipendentemente dagli ingredienti scelti, il numero non deve cambiare mai e il roll deve essere confezionato ben stretto, per mantenere saldi tutti gli elementi che porteranno prosperità, salute e felicità.
Tra tutti i riti celebrati nel Setsubun, però, il più famoso è senza dubbio il Mame-maki (豆撒き) o Mame-uchi (豆うち), ovvero lo spargimento o il lancio dei fagioli di soia tostati (福豆, Fuku-mame o “fagioli della fortuna”) per scacciare dalla casa e dal nuovo periodo che sta iniziando gli spiriti nocivi e le negatività. Di solito si scegli in famiglia il Toshiotoko (年男), ovvero la persona il cui segno zodiacale corrisponde a quello dell’anno in corso, oppure il capofamiglia e gli si fa indossare una maschera di demone. Il lancio dei fagioli è accompagnato dalla recitazione del ritornello “Oni wa Soto! Fuku wa Uchi!” (鬼は外! 福は内!, traducibile come “Demoni fuori! Fortuna dentro!”).
I fagioli, che vengono abbrustoliti durante dei riti svolti in precedenza, sono poi mangiati da tutti per avere in cambio un po’ di fortuna. Ognuno mangia un fagiolo oppure ne mangia tanti quanto sono i propri anni, aggiungendone però uno in più. Questa pratica è molto diffusa soprattutto da delle persone che sono in età ritenute sfortunate in Giappone, ovvero 25 e 42 anni per gli uomini e 19 e 33 per le donne.
Mangiare 80 o più fagioli di soia potrebbe risultare problematico per le persone più anziane, e per questo è stato ideato un piccolo espediente: il Fukucha (福茶), il “tè della buona sorte”, realizzato versando acqua bollente in una tazza di fukumame, shiokonbu (塩昆布, alghe) e umeboshi (梅干, prugne secche sotto sale).
Anche nei templi e santuari viene celebrato il lancio dei fagioli, ma vengono anche organizzati altri eventi come rappresentazioni, incontri di sumo, ed altro ancora, che attraggono molti visitatori nonché le reti televisive, visto che di solito per questi eventi vengono invitate celebrità del mondo dello spettacolo e dello sport.
Insomma, il Setsubun è una giornata piena di divertimento che porta gioia, positività e speranza per il prossimo anno.
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